lunedì 26 marzo 2012

mercoledì 14 dicembre 2011

CANI E PORCI IN SENATO....

Stefano Dibenedetto:

Poliziotti che sequestrano quindicenni, fascisti che sparano e uccidono africani, preti che abusano sui bambini, premier che sfruttano la prostituzione, padroni e sindacalisti che mettono lo schiavismo nero su bianco... benvenuti nel Bel Paese... ma è proprio da salvare?

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Giuseppe Iadecola:
‎" VOTANO TUTTE LE LEGGI AD PERSONAM DI BERLUSCONI, VOTANO CHE RUBY E' LA NIPOTE DI MUBARACK,SALVANO DALLA GALERA MAFIOSI, CAMORRISTI E CORROTTI E POI FANNO LE SCIMMIE IN PARLAMENTO !

BUFFONI TROGLODITI ! "



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Eugenia Bignardelli:
La manovra sarà anche impopolare, ma trovo che stare all'opposizione, oggi, sia ANTIPOPOLARE.

Laura Picchetti:
non posso che condividere dopo aver visto che combinano quei 4 sfessati dei legaioli al senato......proporrei pero' a tutti almeno un corso di dizione.....magari l'insegnamento della lingua napoletana.....





IMPRECANDO
CONTRO MONTI
PRENDE A
MARTELLATE
SPORTELLO INPS

Si è avventato contro il computer dell'addetta allo sportello dell'Inps di Parma e lo ha distrutto a martellate imprecando contro la manovra Monti che lo avrebbe obbligato a ritardare la tanto agognata pensione. A compiere il gesto è stato un sessantenne parmigiano, ora denunciato per danneggiamento a cui è stato comunicato che la riforma Monti avrebbe ritardato la sua pensione. Lunedì scorso l'uomo è arrivato nella sede parmigiana dell'istituto di previdenza, ha ritirato il suo numero e si è seduto in sala di attesa. Poi, una volta scattato il suo turno, si è avvicinato allo sportello, ha salutato l'addetta ma a quel punto ha sfoderato un martello dalla tasca e ha iniziato a colpire il computer di servizio, distruggendo prima la tastiera e poi il monitor. Pochi seconda di rabbia con l'uomo che imprecava contro la manovra Monti che lo avrebbe obbligato a lavorare ancora qualche anno e non solo per pochi giorni. ps. non era un black block

venerdì 23 settembre 2011

LIDIA RAVERA, SEI TUTTI NOI !!!


Come siamo arrivati a questo punto?


A leggere i giornali, ultimamente, viene spontanea una domanda: come siamo arrivati a questo punto?

Banche declassate, isolette abbandonate a far da sponda a una immigrazione a cui nessuno sa fare posto, il debito alle stelle, il rischio di essere assaliti dalla speculazione, colpiti e affondati, la certezza di essere diventati oggetto di scherno, barzelletta mondiale, ultimi della classe in Europa, asini, ciucci, cialtroni.

Una manovra che impoverisce i ceti medi, ferisce gravemente i meno abbienti, ammazza i precari e nemmeno sfiora gli interessi della casta.

Gli scandali, le malversazioni, il sesso-mercato sono così inflazionati che il disgusto scolora nella noia.

Non funzionano neppure come spunti per autori satirici, ormai. Del resto: non abbiamo più voglia di ridere.

Lo scontento è visibile, la sfiducia generalizzata.

E il Capo di questo governo squalificato è sempre lì: torvo, contratto, il vecchio sorriso da imbonitore ridotto a una smorfia, la chiacchiera populista trasformata in un balbettio da dodicenne dispettoso: no, no, e poi no, non me ne vado!

Il Paese è di m… ma io la voglio.
Mi tira.
L’avete capito o no che sono un vecchio vizioso?

(lidia Ravera)




sabato 30 luglio 2011

LA NEOLINGUA ITALIANA


In principio era il Verbo, poi venne la Menzogna con l'aspetto della Verità. Nella moderna lingua italiana ispirata alla Neolingua del Socing, l'ideologia totalitaria del mondo di "1984" di Orwell, le parole indicano l'opposto del loro significato originale.
Chi aderiva al Socing doveva credere a tre leggi: "L'ignoranza è forza", "La guerra è pace" e "La libertà è schiavitù". Le stesse che regolano la Neodemocrazia Italiana. Chi meglio di un Gasparri o di un Calderoli è espressione vivente dell'ignoranza al potere?
Siamo in missione di pace in Libia e in Afghanistan e liberi di lavorare fino alla morte.
Da 1984: "La difficoltà più grande incontrata dai redattori della Neolingua non consisteva tanto nell'inventare nuove parole... ma a rendere chiaro quali fossero le parole che le parole nuove andavano a cancellare".
Un esempio è la parola "inceneritore" sostituita da "termovalorizzatore". Dopodiché un impianto non incenerisce più, ma crea energia.
La parola termovalorizzatore ripetuta per anni dai piccoli e grandi fratelli dell'informazione ha eliminato la produzione di diossina e l'inquinamento.

Un'altra parola è "finanziamento elettorale", trasformato in "rimborso". Un finanziamento a fondo perduto, infatti, si può negare, può provocare sdegno, mentre un rimborso è dovuto. "Innumerevoli parole come onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza, religione avevano semplicemente cessato di esistere".

La Neolingua Italiana ha già eliminato parole come giustizia, democrazia, morale e onore. Chi si ostina ancora a pronunciarle non riesce più a collegarle alla realtà. Sono astrazioni.
Appartengono a un mondo favoloso e scomparso, come quello di Atlantide. la Neolingua italiana non è concepita per sviluppare il pensiero, le capacità cognitive, ma per ridurle.
"Ciò che distingueva la Neolingua era il fatto che ogni anno, anzichè ampliarsi, il suo lessico si restringeva. Ogni riduzione era considerata un successo perché più si riducevano le possibilità di scelta, minori erano le tentazioni di mettersi a pensare". E' innegabile che il numero di parole che utilizziamo diminuisce anno dopo anno. Le contraiamo, usiamo più spesso il linguaggio gestuale, perdiamo per strada concetti, pezzi di cultura, di Storia.
Le "frasi fatte" che pronunciamo continuamente ci fanno sentire a nostro agio insieme agli interlocutori che annuiscono rassicurati, ci riconoscono come uguali.
"L'intento era di rendere il discorso il più possibile indipendente dall'autocoscienza".
Lo schiavo inconsapevole, tra tutti gli schiavi, è il più amato dalle democrazie.

venerdì 3 giugno 2011

MA SE E' INUTILE PERCHE RICORRERE........????


IL CASO
Il governo ricorre alla Consulta
"Referendum inammissibile"
L'avvocatura dello Stato ha ricevuto il mandato di intervenire all'udienza della Corte Costituzionale sul nucleare con l'intento di bloccare la consultazione. Martedì la decisione

di SILVIO BUZZANCA

ROMA - Silvio Berlusconi con una mano giura di voler rispettare il verdetto popolare sui referendum, soprattutto quello sul nucleare. Ma con l'altra lavora ancora al "sabotaggio" del quesito. Il governo, infatti, il primo giugno, con una lettera firmata da Gianni Letta, ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato, di "intervenire" all'udienza della Corte costituzionale sull'ammissibilità del nuovo quesito sul nucleare dopo il via libera dato dall'Ufficio per il referendum della Cassazione. Con il mandato chiarissimo di "evidenziare l'inammissibilità della consultazione".

Dunque gli avvocati dello Stato martedì chiederanno che ai cittadini sia impedito di votare sul nucleare. Mentre il premier giura in tv che "i referendum sono inutili e fuorvianti", ma che "il governo si rimetterà alla volontà dei cittadini; l'esito del referendum non ha nulla a che vedere con il governo: se i cittadini non vorranno il nucleare, il governo ne prenderà atto". "Inutili?", chiede Pierluigi Bersani: "Credo - dice - che quello del referendum sia un voto utilissimo". Gli avvocati nella loro memoria di fatto sollevano anche un conflitto di attribuzione "mascherato" su chi debba "verificare la permanenza dell'originaria intenzione del legislatore". E sostengono che il potere non spetta alla Cassazione. Nel merito, i legali di Palazzo Chigi spiegheranno ai giudici che non si deve andare a votare perché il referendum "avrebbe a questo punto un oggetto del tutto difforme rispetto al quesito in base al quale sono state raccolte le firme". Il quesito inoltre sarebbe inammissibile perché non sarebbe di tipo abrogativo, ma consultivo o propositivo.

Insomma il governo questo referendum non lo vuole proprio celebrare. E a Palazzo Chigi sperano ancora di potere ribaltare l'esito di una battaglia che al momento li vede perdenti. Lo rivela l'interesse con cui segue la vicenda il ministro Paolo Romani e quello che dice: "Ritengo che la Cassazione abbia riproposto un quesito referendario che non è stato sottoscritto da coloro che hanno chiesto di fare il referendum, quindi per dare un giudizio: aspetto la sentenza della Consulta". La questione si fa ancora più complessa alla luce delle motivazioni dell'Ufficio per il referendum che sono state rese note ieri. Intanto c'è da notare che il relatore non ha scritto la sentenza: segno di grande divisione fra i giudici. Che hanno constato, a maggioranza, che nelle nuove norme c'è una "manifesta contraddizione con le dichiarate abrogazioni" e si "dà luogo a una flessibile politica dell'energia che include e non esclude anche nei tempi più prossimi la produzione a mezzo di energia nucleare". Per i giudici il famoso comma 1 dell'articolo 5 "apre nell'immediato al nucleare (solo apparentemente cancellato". La sentenza appare molto "politica" e potrebbe prestare il fianco a qualche critica da parte dei giudici costituzionali, lasciando sul tappeto qualche dubbio sulla decisione della Consulta. Consulta che proprio lunedì eleggerà Alfonso Quaranta, che piace al centrodestra, nuovo presidente.
(04 giugno 2011) © Riproduzione riservata
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sabato 19 marzo 2011

SU LA TESTA ! - di Alessandro Cascone


L’ideologia socialista prima, quella comunista dopo, nascevano dal riconoscere una grande ingiustizia sociale ai danni del cosiddetto Quarto Stato, costola di quel Terzo Stato del quale E.J. Sieyes nel 1789 alla vigilia della Rivoluzione francese osservava:
«Che cos'è il Terzo Stato? Tutto.
Che cosa è stato finora nell'ordine politico? Nulla.
Che cosa domanda? Di diventare qualcosa».

Il Terzo Stato era rappresentato dalle classi popolari urbane e rurali, la piccola e media borghesia (artigiani, finanzieri, commercianti, avvocati, notai, professori, medici, magistrati non innobiliti) e l’alta borghesia (armatori, finanzieri, appaltatori generali e banchieri).
Il Quarto Stato era pertanto esclusivamente rappresentato dalle classi popolari, soprattutto quelle rurali.

Il Quarto Stato è stato raffigurato in un celebre dipinto di Giuseppe Pelizza da Volpedo.
Non credo che oggi ci sia qualcuno che non lo conosca anche perché “preso a prestito” e modificato umoristicamente in vari contesti politici. Lo stesso autore spiegava che « Siamo in un paese di campagna, sono circa le dieci e mezzo del mattino d'una giornata d'estate, due contadini s'avanzano verso lo spettatore, sono i due designati dall'ordinata massa di contadini che van dietro per perorare presso il Signore la causa comune... »

Perorare una causa comune comporta una presa di coscienza collettiva ed è questo il motivo per cui il dipinto di Pelizza da Volpedo è diventato il manifesto pittorico dei partiti di sinistra italiani di ogni epoca.
La coscienza collettiva doveva essere la conditio sine qua non per combattere il sopruso dell’individualismo, o almeno dei tanti « falsi » individualismi. D’altronde, come sosteneva il liberista von Hayek, il « vero » individualismo è quello che nasce dalle azioni umane «senza una mente che le progetti e le diriga» e che proprio per questo tale che «la collaborazione spontanea di uomini liberi crea spesso cose che sono più grandi di quanto le loro menti individuali avrebbero mai potuto pienamente comprendere».
Chi pensa che l’« individualismo vero » sia benedetto dal confessionale la domenica mattina si sbaglia perché lo stesso von Hayek riconosceva che: «la religione da sola non sia una guida sicura in questo campo (etica, ndr) è dimostrato dagli sforzi della Chiesa nell’elaborare una filosofia sociale completa ed è pure dimostrato dai risultati diametralmente opposti ai quali arrivano molti di coloro che partono dai medesimi fondamenti cristiani».

Parafrasando Sieyes potremmo dire allora:
"Che cos’è il Quarto Stato ? Una parte.
Che cosa è stato finora nell’ordine politico ? Nulla.
Che cosa domanda ? Di essere almeno riconosciuto parte fondamentale e indispensabile dell’economia di una nazione e pertanto meritevole di rispetto, umano innanzitutto ! "

Purtroppo, contrariamente a quanto sperava von Hayek, le azioni umane quasi sempre non nascono spontanee. E’ vero, ci sono state eccezioni e per giunta proprio su suolo italico.
Si pensi all’esperimento di quel grande uomo e imprenditore che fu Adriano Olivetti che negli anni cinquanta fu capace di portare la piccola azienda di famiglia a competere alla pari con i giganti del mercato mondiale della sua epoca diventando una figura scomoda e considerata da molti ingombrante, sia come concorrente industriale che come portatore di un modello sociale per certi versi “rivoluzionario”: un nuovo rapporto tra imprenditore ed operai, il primo attento ai secondi.
Ma quanti sono stati gli Adriano Olivetti nel mondo ?

Un grande conoscitore degli italiani ancor prima che questi potessero chiamarsi tali, Klemens von Metternich, cancelliere d’Austria, uno dei grandi tessitori del Congresso di Vienna del 1815, sosteneva che « gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso.
La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli. »
Ma se è vero che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire è altrettanto vero che, come diceva Aristotele, la dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. Si merita ciò per cui si combatte e fino a quando non si combatterà per il proprio sacrosanto diritto al lavoro mantenendo la testa alta ma si sceglierà, invece, chinando il capo, di elemosinare al potente del momento un posto di lavoro o una promozione o un incarico professionale, mai nessuna coscienza potrà destarsi, mai nessuna dignità potrà elevarsi.


Nel caso in cui si depongano le armi per difendere la propria dignità, tutti, a prescindere dalla propria posizione sociale ed economica acquisita, saranno Quarto Stato ma a differenza del quadro di Pelizza da Volpedo, in cui i lavoratori avanzavano a testa alta “per perorare presso il Signore la causa comune” , saranno piuttosto uomini e donne alla stregua di buoi che trascinano l’aratro con la testa china.



pubblicata da Alessandro Cascone il giorno sabato 19 marzo 2011 alle ore 17.03